L'impiegato
Vi presento questa trama
questo fatto mai accaduto
nella vita immaginaria
di quest'uomo mai esistito
La sua vita scorre lenta
muro bianco come sfondo
dal lavoro mai s'assenta
ché un cubicolo è il suo mondo
Sempre solo e silenzioso
testa bassa e sguardo fermo
neanche un'ora di riposo
per quegli occhi dallo schermo
Dal lavoro dipendente
mai una macchia sul colletto
di se stesso il dirigente
è il burocrate perfetto
Le parole, il suo linguaggio
pure quello ha trasformato
imparato sul "Cifrario
del sublime salariato"
Norme, commi, convenzioni
nulla osta ed usufrutto
sono i termini che usa
nel suo lessico artefatto
Io al contrario, come vedi,
non son molto organizzato
e da adesso tutti i verbi
metto al tempo del passato
Dunque un giorno l'impiegato
cominciò a sentirsi male
avvertendo un gran dolore
alla parete addominale
Perciò tutto spaventato
corse presto all'ospedale
non pensando sul momento
ad un problema non banale
Lo spiegare ad un dottore
e fornirgli qualche indizio
rese a entrambi solo pena
come a Tantalo il supplizio
"Io, dottor, vedo inficiato
l'atto di liquidazione
per la quale è ormai scaduto
il tempo della convenzione
E attualmente pago mora
e de facto al gabinetto
ritenuta mi è ostativa
e alla proroga ha costretto
Io vorrei tornare ex ante
e ottener l'adempimento
una tantum, purché ausilio
a terminare il nocumento"
Il finale, mio lettore
lo puoi certo immaginare:
impiegando un traduttore
l'uomo si riuscì a curare
La morale della storia
devi tu trovarla adesso
Ad esempio puoi pensare
"Quel lavoro rende fesso!"
Per me, invece, la sostanza
è una minima accortezza:
che ogni gergo tenga conto
della voce "stitichezza"