mercoledì 21 agosto 2013

Rime Scarse 3



L'impiegato

Vi presento questa trama
questo fatto mai accaduto
nella vita immaginaria
di quest'uomo mai esistito

La sua vita scorre lenta
muro bianco come sfondo
dal lavoro mai s'assenta
ché un cubicolo è il suo mondo 

Sempre solo e silenzioso
testa bassa e sguardo fermo
neanche un'ora di riposo
per quegli occhi dallo schermo

Dal lavoro dipendente
mai una macchia sul colletto
di se stesso il dirigente
è il burocrate perfetto

Le parole, il suo linguaggio
pure quello ha trasformato
imparato sul "Cifrario
del sublime salariato"

Norme, commi, convenzioni
nulla osta ed usufrutto
sono i termini che usa
nel suo lessico artefatto

Io al contrario, come vedi,
non son molto organizzato
e da adesso tutti i verbi
metto al tempo del passato

Dunque un giorno l'impiegato
cominciò a sentirsi male
avvertendo un gran dolore
alla parete addominale

Perciò tutto spaventato
corse presto all'ospedale
non pensando sul momento
ad un problema non banale

Lo spiegare ad un dottore
e fornirgli qualche indizio
rese a entrambi solo pena
come a Tantalo il supplizio

"Io, dottor, vedo inficiato
l'atto di liquidazione
per la quale è ormai scaduto
il tempo della convenzione

E attualmente pago mora
e de facto al gabinetto
ritenuta mi è ostativa
e alla proroga ha costretto

Io vorrei tornare ex ante
e ottener l'adempimento
una tantum, purché ausilio
a terminare il nocumento"

Il finale, mio lettore
lo puoi certo immaginare:
impiegando un traduttore
l'uomo si riuscì a curare

La morale della storia
devi tu trovarla adesso
Ad esempio puoi pensare
"Quel lavoro rende fesso!"

Per me, invece, la sostanza
è una minima accortezza:
che ogni gergo tenga conto

della voce "stitichezza"