mercoledì 30 novembre 2011

Poesiuole da ombrellone 7


N.454 - Starter (di Shari Ligorio)


Ciao. Come di consueto ho deciso di perfezionare il tuo già fantastico elaborato.

Si intitola: Mai mollare

Non ho il bottone
per l'accensione
Se ci hai il bottone
poi stai benone

Ma io son grigio
mi tocco il collo
più volte pigio
più volte mollo

Ma poi riprovo
un po' più in basso
ed un ne trovo
che fa gran chiasso

A un tratto tremo
certo decreto
che appena premo
mi parte un peto

Non è l'intento
che mi ero imposto
non son contento
che è fuori posto

Non son perfetto
eppure ho un tasto
non ho difetto
ora mi basto

Perciò festeggio
senza controllo

più volte pigio

più volte mollo.

Grazie. Grazie a tutti. Sono commosso.

Poesiuole da ombrellone 6


N.455 - Nascita di una morte (di Veronica Bonelli)


Buongiorno, Veronica. Come d'abitudine provo a migliorare il tuo meraviglioso testo.

La cassa è vuota. Seduta resto.
Che paaaalle questi. Che sguaaaardo tristo.

Nessun che ride. Nessuna gioia.
Son morta sì...

però di noia.


da "Romanzi Brevi"

domenica 13 novembre 2011

mercoledì 2 novembre 2011

Hagakure kikigaki



Oggi la storia ha deciso di mettermi alla prova.

Primo pomeriggio. Mi accingo a preparare il caffè, quando infide stilettate mi fendono le viscere. Richiamo irrefutabile, avvisaglia di odorosa tragedia.

Devo cagare.

Scellerato, però, proseguo nell'intento di allestire la marrone bevanda. Gli spasmi si accentuano, ma tengo duro (si fa per dire).

Il caffè è pronto e sono ormai pallido, contratto. La mano incerta lo versa nella tazza. Afferro il giornale, che metto sottobraccio (editoriale di De Bortoli, imperdiiibile) e mi dirigo verso il cesso. Risoluto ne varco la soglia, come Teseo nel labirinto di Cnosso.

Deciso a sfidare la sorte, ma certo che il peggio sia passato.

Eppure, il peggio è lì lì per imporsi.

Quel passo, infatti, getta un primordiale messaggio al mio cervello: "è fatta, vai".

No, come "vai". Aspetta. Siediti prima.

Ma l'istinto non sente ragioni.

Resto immobile. Basito. Sgrano gli occhi. Una fitta di tuono mi solca. Con un gesto repentino abbasso i vestimenti. Il caffè cade sull'editoriale di De Bortoli, ironicamente intitolato "Fermare la deriva", conferendogli un'opportuna sembianza. Meno di un metro mi separa dalla gloria, un centimetro appena dal disonore.

"Quando un acquazzone ci sorprende, cerchiamo di non bagnarci affrettando il passo, ma ci inzuppiamo ugualmente. Se invece, fin dal principio, accettiamo di bagnarci, eviteremo incertezze e non per questo ci bagneremo di più", penso.

Per cui vinto indietreggio. Mi piego sulla vasca stremato, pronto all'abbandono.

Ma in quell'attimo, in quel palpito incessante, mi torna in mente il magistero del saggio Tsunetomo. "In ogni evenienza", disse, "il samurai deve agire con destrezza e determinazione". E' imperdonabile lasciarsi abbattere dalle prove.

Perciò ritrovo le forze. Serro i denti e mi ricompongo. Con un balzo mi scaglio sul mio vaso di Pandora, deciso a ricacciarci dentro tutti i mali. E lo faccio, ohhh se lo faccio, folle di un chiassoso furore.

"Solo la fine delle cose è importante", chioserebbe Yasuda Ukio.

Tre insegnamenti il samurai deve trarre da questa esperienza.

Uno - Se sei consapevole del rischio, non perseverare nell'errore.

Due - Il samurai che cede di fronte al bisogno non è di alcuna utilità al daimio.

Tre - Per un samurai non è onorevole cagare nella vasca. Ma se decidi di farlo, ricordati che non è tanto quello il problema.

E' che sarai tu a doverla pulire.

Sayonara